La dipendenza affettiva: che cos’è e da dove origina

La dipendenza affettiva o love addiction è un modo patologico di amare, la si può definire metaforicamente come una fame insaziabile d’amore.

La persona che soffre di dipendenza affettiva vive il partner e la relazione come una droga, di cui non può fare a meno, per riempire vuoti affettivi presenti sin dall’infanzia e regolare le sue emozioni.  

Il manuale dei disturbi mentali DSM-5 (2013) non inserisce la dipendenza affettiva tra i disturbi mentali, riconosce invece il disturbo dipendente di personalità che condivide molti tratti riscontrabili anche in coloro che soffrono di dipendenza affettiva. Tuttavia non possiamo uniformare le due condizioni, poiché la dipendenza affettiva si presenta in comorbidità anche con altri disturbi psicologici, quali la depressione, il disturbo borderline di personalità ed il disturbo narcisistico di personalità. Molte ricerche svolte (Guerreschi, 2011; Ruggiero,Iacone e Fargnoli, 2009) considerano la dipendenza affettiva come un disturbo autonomo e la annoverano tra le new addiction, ovvero quelle forme di dipendenza in cui non viene assunta nessuna sostanza chimica (droga, farmaci, alcol) bensì si diventa dipendenti da un comportamento o nel caso della dipendenza affettiva da una relazione.

Perché si parla in modo specifico di dipendenza?

 Alcuni studiosi tra cui Il gruppo di Raynaud (2006), studiando tale disagio ne hanno individuato i criteri sotto riportati, che possono aiutare nel fare una diagnosi e che accomunano la love addiction alla sintomatologia tipica delle altre dipendenze.

  • Comparsa di una sindrome di astinenza per l’assenza dell’amato, caratterizzata da una significativa sofferenza ed un bisogno compulsivo dell’altro
  • Una considerevole quantità di tempo viene spesa pensando al partner o alla relazione o dedicandosi realmente ad essi
  • Riduzioni di importanti attività sociali, professionali e di svago per dedicarsi alla relazione
  • Persistente desiderio o sforzi infruttuosi di ridurre o controllare la propria relazione
  • Impossibilità di chiudere la relazione, nonostante l’esistenza di gravi problemi

La persona dipendente non è in grado di uscire dal rapporto con il partner così come una persona che fa uso di sostanze stupefacenti non riesce a farne a meno. Anche se il dipendente prende consapevolezza del fatto che la relazione non può cambiare, e produce degli effetti negativi su di sé ed in alcuni casi risulta autodistruttiva, non riesce ad interromperla.

Qual è l’Identikit del dipendente affettivo?

La letteratura inquadra tale disturbo come una vocazione tipicamente femminile, tuttavia esistono anche molti uomini che manifestano questo problema.

Tra le caratteristiche del dipendente affettivo troviamo il senso di inadeguatezza sociale, un senso di fragilità personale e la tendenza all’autoannullamento.

Altra caratteristica è la difficoltà di riconoscere i propri bisogni e le proprie emozioni. Queste persone sono molto capaci nel riconoscere le emozioni altrui e di prendersene cura, ma hanno una scarsa capacità nel prendersi cura di se stessi e nel regolare le proprie emozioni.

Un altro aspetto è che queste persone mettono impegno ed energia nell’amare, nel controllare, nell’analizzare l’altro, in modo esclusivo ed eccessivo al fine di ricevere amore ed approvazione e trascurano se stesse e la propria crescita personale. L’altro e la sua presenza divengono fondamentali per poter soddisfare un bisogno immediato di vicinanza e di affetto, e di riconoscimento, evitando la paura di essere abbandonati che domina costantemente nella mente di queste persone.

Inoltre, l’amore per queste persone prende i significati di “sacrificio”, e di “Sfida”. La storia d’amore diventa molte volte una condizione in cui si soffre e ci si sente infelici ed insoddisfatti.

Nella maggior parte delle relazioni dipendenti è presente l’elemento del rifiuto da parte del partner che non ricambia l’amore o non ama abbastanza. Per cui il dipendente intraprende una sfida con se stesso e con l’altro, ovvero la sfida di cambiare il partner e di portarlo ad amare nel modo in cui lui vorrebbe.

Queste relazioni sono come una gabbia, in cui imprigionare se stessi e gli altri. Il mondo esterno diventa una minaccia costante alla relazione ed alla sua stabilità; per questo motivo queste relazioni sono strutturate sulla fusione relazionale, l’isolamento rispetto al mondo esterno e sulla rinuncia all’autonomia reciproca. L’autonomia e la libertà personale sono considerate un fallimento della relazione.

La persona dipendente prende spesso il ruolo di martire nella coppia, di colei che ha una sopportazione infinita e che ha tutta la responsabilità della relazione sulle sue spalle. Si innamora frequentemente di partner problematici, verso i quali assume una posizione salvifica. Questo genera due tipi di reazione emotiva in lei, una legata al senso di colpa, di non poter fare abbastanza per l’altro e per far funzionare la relazione, l’altra legata alla rabbia nei confronti del partner che non ama abbastanza e che non si impegna abbastanza per la relazione.

Tra i dipendenti affettivi possiamo trovare anche le donne che sono vittime di maltrattamenti; in questi casi predomina una sottomissione all’altro legata alla paura e al tentativo di renderlo meno minaccioso. Queste donne hanno una bassa autostima e un’immagine negativa di sé, e talvolta un senso d’inferiorità nei confronti del partner.

Le origini della dipendenza affettiva

Le origini della dipendenza affettiva vanno ricercate nel contesto e nella storia della famiglia d’origine, spesso caratterizzata da esperienza dolorose ed eventi critici, tanto da portare i figli a sviluppare posizioni protettive nei confronti dei genitori ed interiorizzare un modello d’amore “io ti salverò” che diventa disfunzionale nelle relazioni adulte (Gritti, 2018).

Fin da piccolo, il dipendente affettivo impara che per guadagnarsi l’amore e l’attenzione dei genitori deve essere competente nel comprendere le emozioni dell’altro e nel soddisfare i bisogni relazionali; deve imparare a nascondere le proprie difficoltà , ed essere un bravo figlio. Questo produce un doppio effetto, da un lato viene trascurato il proprio mondo interiore incrementando il senso di vuoto, dall’altro si rinforza la convinzione di avere un enorme potere nelle relazioni e di essere capace di guarire il partner. Inoltre, tentare di curare il partner diventa un modo di identificarsi con lui e di curare anche se stessi (Guerreschi, 2011).

Bibliografia

American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.).Arlington,VA:American Psychiatric Publishing, 2013. Edizione italiana: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Raffaello Cortina, 2014.

Gritti, M. C. (2018). Dipendiamo. Un trattamento sistemico di gruppo per la cura della dipendenza affettiva. TERAPIA FAMILIARE.

Guerreschi, C. (2011). La dipendenza affettiva. Ma si può morire anche d’amore?: Ma si può morire anche d’amore?. FrancoAngeli.

Ruggiero, G., Iacone, S., & Fargnoli, C. (2009). Schiavo son dei vezzi tuoi. La codipendenza tra clinica e ricerca. Storie e Geografie Familiari2, 56-72.

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